26 mar 2012

-Giustizia ed Economia- Mediazione obbligatoria

In occasione del 1° anniversario dell'introduzione della mediazione obbligatoria, ripropongo un post, qui pubblicato il 22 gennaio.
Pongo di nuovo l'accento sulle cause che generano l'attuale disastrosa situazione giudiziaria ed economica del paese. Mentre le soluzioni  proposte ed attivate agiscono sugli effetti.
Riproponendo Aristotele, è necessario vi sia un fine oltre l'azione.
Nel post troverete un link alla voce.info che illustra una riforma della macchina giudiziaria.Mi sembra degna di nota.

Una delle obbiezioni ricorrenti contro la liberalizzazione dell'ordine degli avvocati,è rappresentata dal n° di avvocati italiani,nettamente superiore, rispetto ai loro colleghi europei.
Non ho mai sentito argomentare con la motivazione che la domanda di giustizia in Italia, è di gran lunga superiore a qualsiasi altra nazione occidentale.
Se vogliamo dunque veramente risolvere il problema della efficienza della giustizia,riportandola nello standard accettabile di sistema e di portafoglio,occorre innanzitutto partire da questo dato:
gli italiani litigano molto di più che in altri paesi.
Perchè?
Propensione sociale,culturale,scarsa fiducia nel risolvere amichevolmente la controversia?(Severino,ministro della giustizia)
Quale la o le cause?
Più che sugli effetti (intasamento dell'attività giudiziaria,arretrato cronico,dispersione e smarrimento di atti)e sugli strumenti (maggior n° di magistrati,riorganizzazione degli uffici,informatizzazione,trasporto notifiche ed atti via e-mail,ecc...),è funzionale la individuazione di causa,perchè forse,dico forse,gli effetti potrebbero diminuire in quantità e qualità;gli strumenti necessari ridursi di numero.
Vorrei qui sviluppare 2 argomenti,da me ritenuti causa della litigiosità:
-l'atteggiamento culturale con i quali ci si rapporta con gli altri;
-lo stato del codice civile.
L'individuo, la cultura e la legge.
Non è sufficiente.Manca il movente.Manca un interesse.
L'interesse è rappresentato da quel 1% di PIL ,individuato dalla Banca d'Italia,equivalente a ca. 20 MLD di euro.
Questo denaro (20 MLD)provoca una ulteriore perdita di PIL per due motivi:
1-perchè denaro non circolante;
2- nella mancata attrazione,alla quale concorre il ns. sistema giudiziario, per investitori esteri.

Dalla mia esperienza professionale,ricordo che fino alla metà ca.degli anni '80,la validità del contratto era sì suggellata dalla firma del cartaceo,ma la stretta di mano sanciva l'assunzione dell'impegno sulla parola.
La parola rappresentava la vera carta di credito delle persone.Vi era la convinzione diffusa, che il mancato rispetto degli impegni assunti, avrebbe provocato innanzitutto un danno morale su entrambi gli attori.Più del significato della posta in gioco,era importante non ci fosse l'ombra di un dubbio sulla solvibilità dell'uno e sulla serietà dell'altro.
Cosa è cambiato da allora?
In quegli anni arriva una grande novità in Italia:la diffusione a quasi tutti i livelli dell'investimento in borsa.
Ricordate lo Yuppismo?quei ragazzi vestiti Armani,in giro con la porsche,l'happy hour ,l'attico ?
Insomma i soldi facili.La finanziarizzazione senza regole.
Contestualmente si stava diffondendo una cultura di ottimismo:quello della barca và!
Si guadagnava molto di più in borsa che con qualsiasi altra attività.
Peccato che è cominciata a diffondersi la convinzione che era meglio investire in borsa piuttosto che pagare i debiti.
L'investimento rendeva il 20-30% e  anche più; mentre una condanna al debitore significava oltre al pagamento del previsto, un tasso di interesse bassissimo;il tutto dopo molti anni,tanti quanti durava già il procedimento giudiziario.
Insomma la borsa era di gran lunga da preferire al pagamento dei debiti.
La finanza comincia a diventare più importante  della economia reale.
Forse mi sbaglio;ma è indubbio che la quasi contemporaneità dei 2 fenomeni è da valutare seriamente.
La crisi del 92-93 ha per ovvi motivi aggravato la situazione;
In quegli anni è emersa una cruda realtà ,e a maggior ragione oggi nelle attuali condizioni, e cioè che il codice civile prima,il sistema giudiziario poi permettono la lite e la rendono conveniente a chi è debitore di denaro o di forniture e servizi.
Il codice civile che dovrebbe rappresentare lo strumento "squisitamente esclusivo",non solo per la soluzione della lite,bensì per prevenirla,è in realtà causa della convenienza alla controversia. Semplicemente perchè complesso,fatto di richiami,sottorichiami e re-richiami;non univoco nella sintassi e perciò stesso vittima di possibili e diverse interpretazioni che generano ed alimentano il contrasto tra le parti; infine il tessuto delle regole per la convivenza civile,si presenta assai contraddittorio tra articoli correlati.

Così , la pluriinterpretatività del codice richiede più avvocati (uno per ogni interpretazione possibile; un pò di ironia non guasta)e la lite diventa una esercitazione sul codice, più  che sul mancato impegno contrattuale che origina la controversia.

Altre cause determinanti : la Procedura.
Nel migliore dei casi la prima udienza processuale ,e non procedurale,avviene dopo 12-15 mesi.
Le udienze vengono rinviate di anno in anno ormai.
E  così il tempo scivola lungo lo scorrere degli anni , e con esso la memoria ; il giudice che viene sostituito,che decede,che si ammala;nel frattempo una delle parti fallisce volente o nolente ;subentra la rassegnazione e la sfiducia perchè comunque giustizia non sarà fatta; nel frattempo il creditore si vede sottratto del denaro funzionale alla propria attività; sovente creando grandi difficoltà economiche e finanziarie.
Nel decreto per le liberalizzazioni è istituito un tribunale per le imprese, presso le sezioni già esistenti.Le materie di controversia ivi contemplate,riguardano per lo più aspetti dell'impresa di medio-grande dimensione.La massa critica del contenzioso ed i conseguenti ingenti danni economici, non viene scalfita dalle ultime disposizioni.
Ancora una volta, seppur nei limiti sopra esposti, la cura è applicata sugli effetti e non sulle cause.
Tanto che nessun accenno ad un possibile aumento dell'organico giudiziario emerge.
Occorre invece ,dare luogo ad un ritorno istituzionale all'adempimento contrattuale tra le parti, pubbliche o private che siano.
Occorre ristabilire il principio che chi viene condannato per il proprio inadempimento,sarà tenuto al pagamento di tutte le spese legali e processuali; degli interessi commerciali in vigore, sulle somme dovute e sugli anticipi alle spese processuali. Inoltre sulle fatture oggetto di contenzioso, il debitore deve comunque pagare l'IVA e la quota parte di oneri contributivi che concorrono alla formazione dell'imponibile in fattura.
E' necessario quindi disincentivare l'attitudine alla lite ,rimanendo salve le ragioni  per una motivata controversia che nel caso di vittoria colpisca solo il valore aggiunto della prestazione e/o l'apporto economico personale della parte  inadempiente.
Un sistema paese che appare prestarsi alla litigiosità,innesca una spirale che assorbe sempre più energie, intelligenze, e denaro .Si mostra, quel sistema, inaffidabile per gli investimenti interni ed esterni.
Insomma diventa generatore di povertà.
Qui di seguito 2 proposte che a me paiono molto interessanti:
agenzia per una giustizia efficiente
giustizia federalista

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