Il 22 gennaio scrivevo alcune mie
riflessioni sugli interrogativi posti dal ministro della Giustizia
Severino a proposito della litigiosità degli italiani.
Oggi vi racconto una storia breve ,ma
rara:
il mese scorso ho coadiuvato una CTU
,in una controversia nata in seguito ad alcuni lavori di
ristrutturazione in una villa nella campagna bolognese.
Una di quelle opere consisteva nel
rifacimento di un bagno che presentava oggettivamente un pavimento
dall'estetica finale non proprio soddisfacente.
Alla fine dei lavori il committente ha
contestato il pavimento,pur tuttavia saldando per intero
la fattura presentata dall'impresa ;la quale ha incamerato la somma
di denaro,proponendosi per il rifacimento.Proposta declinata dalla
committente per il venir meno del rapporto di fiducia.
In seguito ,la committente ha citato
l'impresa in giudizio,chiedendo il risarcimento per la non conformità
a regola d'arte dell'opera .
Accertata dalla CTU le ragioni ,pur non
quantificate,della ricorrente,si è proceduto ad una transazione nel
tempo di gg.15.,avendo riconosciuto l'impresa ,di essere in difetto.
Conclusione:
-la committente ,con il pagamento del
lavoro contestato,ha circoscritto il procedimento giudiziario al solo
difetto dell'opera;
-l'impresa non avendo contestazioni da
opporre per il mancato pagamento, di fronte alla perfetta buona fede
della controparte ,si è vista costretta ad argomentare solo e
solamente sul proprio lavoro.
Una storia breve ,ma rara.
Ma anche il corso della giustizia ,in
questo caso è stato breve.
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